Audience Member
One of the best movies of its time. Especially for people who know how things were at this time. Shows the difficulty of making change.
Rated 5/5 Stars •
Rated 5 out of 5 stars
02/16/23
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Audience Member
This is a very deep look inside the social/politic system that keep Ethiopia apart from the changes of the world, a beatiful country drought in tribal wars. Must see.
Rated 3.5/5 Stars •
Rated 3.5 out of 5 stars
01/13/23
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This is not a technically perfect film, but despite the various flaws I would have to say that it's one of the most potent portrayals of political disillusionment and personal anguish that I've ever seen committed to celluloid. Anberber's story is not only a deeply intimate tragedy but also serves as the biography of a generation, and accomplishing storytelling on such an epic scale with such a shoestring budget is a truly masterful achievement. There are so many subplots that seem to cover such a huge range of life experiences faced by Ethiopians and those living among the diaspora that it all coalesces into a something beyond any particular plot detail. It is definitely a commitment to watch this film because of its kaleidoscopic, fragmented narrative, and even Haile Gerima's editing doesn't do much to help make the experience any more palatable. While most African films are characterized by long and meditative shots, Gerima makes a deliberate effort to vary the pace and include a lot of short cuts that are kind of jarring at times. This is an effective way of conveying the spirit (or post-traumatic stress) that haunts Anberber's mind, but it won't do much to make the film more accessible to audiences that are looking for something easy. Indeed, this is not an easy film, as it is not about an easy subject matter, but it is absolutely worth seeing for its ability to hold the truth up as the world's highest art and our greatest hope.
Rated 5/5 Stars •
Rated 5 out of 5 stars
01/24/23
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È il 1991. Un uomo ultra cinquantenne ritorna a casa in Etiopia dopo essere stato più di vent'anni in Germania dell'Est. In Europa si è laureato in Medicina ed ha trovato lavoro in ospedale.
I parenti lo trovano cambiato: non crede più alle pratiche religiose tradizionali e sta sempre da solo, a meditare e ad ascoltare le notizie alla radio, l'unico mezzo di comunicazione elettronico disponibile nel villaggio. Critica la madre che, per grazia ricevuta dalla Madonna, ha fatto il percorso fino alla chiesa tutto sulle ginocchia.
Una notte le sue grida svegliano la madre, che accorre nella sua capanna e scopre ? non se n'era accorto nessuno ? che il figlio è senza una gamba. Per la madre è un trauma. È convinta che degli spiriti maligni gli abbiano fatto un maleficio. Secondo le pratiche tradizionali del villaggio, Anberber viene portato in chiesa e gli vengono gettate addosso varie secchiate d'acqua fredda.
Per Anberber è una violenza. Ma il trauma fa affiorare alla sua mente qualcosa che aveva cercato di dimenticare. Riaffiorano alla memoria i ricordi degli oltre vent'anni passati in Germania dell'Est, la patria del socialismo e il luogo dove Anberber ha passato gli anni della giovinezza.
Durante questo periodo il suo Paese ha attraversato grandi cambiamenti: fino al 1976 è stato retto da un dittatore autoproclamatosi nuovo messia: Hailé Selassié. Poi è passato a una dittatura comunista retta da un militare, il generale Menghitsu, che ha gettato il suo Paese in uno stato di prostrazione. Ma Anberber assiste alle vicende che accadono nel suo paese dall'Europa, come spettatore. Fa parte di un gruppo di intellettuali comunisti, con i quali dibatte su come si deve realizzare la rivoluzione. Per tutti gli anni Settanta la sua vita scorre senza preoccupazioni.
Nei primi anni Ottanta ritorna in Etiopia (in un centro a circa 300 km dal suo villaggio) e si scontra con la realtà: il socialismo non è quello che aveva pensato quando era in Germania e di cui aveva discusso con i suoi amici. Trova un'Etiopia molto diversa. Il suo Paese è diventato un vero e proprio stato di polizia, con spie e delatori. La libertà di pensiero è fortemente repressa. Anberber lo prova anche sulla sua pelle. Una notte, medico di turno all'ospedale, si rifiuta di registrare come ?morto accidentalmente? un cadavere che gli è stato consegnato da un gruppo di attivisti (che invece è presumibilmente stato assassinato per un regolamento di conti). Il giorno dopo viene aggredito platealmente dal capo del gruppo, che lo accusa di aver agito ?contro la rivoluzione?. «Al diavolo la rivoluzione!» Gli risponde Anberber.
Convocato da un ministro, deve ritirare quello che ha detto davanti a tutti i colleghi. A convincerlo è soprattutto Tesfaye, il suo migliore amico.
Torniamo al presente. Una notte tutto il paese è svegliato dalle grida di una donna: è Azanu, una donna che affianca Tadfe nelle faccende domestiche e vive da sola. È stata aggredita dal fratello di Anberber, in un chiaro tentativo di violenza sessuale. La donna, che sa che non sarebbe creduta, decide di lasciare immediatamente il villaggio, maledendo la cattiva sorte che l'accompagna da sempre. Anberber decide di fare qualcosa per lei e si mette al suo fianco.
In un ricordo successivo Anberber rievoca la tragica fine di Tesfaye, assassinato a bastonate da un gruppo di fanatici sotto i suoi occhi. Scampato a sua volta al linciaggio, Anberber viene convocato dal ministro, che gli spiega che Tesfaye doveva partire per la Germania dell'Est. Il ministro ordina ad Anberber di prendere il suo posto. Anberber si reca a Berlino Est. Qui ritrova i vecchi amici e scopre che la vita, nella Berlino Est alla fine degli anni Ottanta, non è facile né per chi ha la pelle nera, ma neanche per le donne tedesche che hanno sposato africani.
Azanu racconta ad Anberber che ebbe una relazione con il capovillaggio, da cui nacque un figlio. Il capovillaggio, però, aveva scelto di sposare un'altra donna, molto più giovane di lei. Azanu si sentì umiliata ed uccise il figlio. Da quel momento il villaggio aveva lanciato su di lei la maledizione.
In poco tempo tra i due nasce l'amore. Un amore vero.
Azanu rimane incinta. Anberber ora è felice. Ma continua ad avere un incubo ricorrente che disturba le sue notti. Decide di raccontare l'incubo ad un vecchio del villaggio. L'anziano, con grande lucidità, gli spiega che il suo incubo esprime una frustrazione: quella di avere accumulato un vasto sapere con lo studio che però finora non gli è servito per migliorare la condizione dei suoi connazionali. L'anziano ha centrato lo stato d'animo di Anberber. Il quale decide di cogliere l'occasione che gli si presenta: il maestro di scuola è scomparso. Di lui è rimasta solo la bicicletta. Anberber si offre di insegnare ai fanciulli del villaggio a leggere, scrivere e far di conto. Comincia per lui una seconda vita lavorativa.
Riaffiora alla mente anche l'ultimo trauma che aveva vissuto in Germania, poco dopo la caduta del Muro di Berlino: un gruppo di fanatici l'aveva inseguito, pestato e gettato nel vuoto dal secondo piano di un palazzo. Per questo motivo aveva perso una gamba. Ma ora questo trauma è solo un ricordo del passato. La vita irrompe: Azanu dà alla luce il loro primo figlio.
Chiamerà suo figlio Tesfaye, dal nome del suo miglior amico.
[it.wikipedia.org]
Rated 4/5 Stars •
Rated 4 out of 5 stars
01/18/23
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Audience Member
Very good movie, deep and touching...But, most of all, a good chance to deepen one's knowledge of Ethiopia's landscapes and post-colonial history.
Rated 3.5/5 Stars •
Rated 3.5 out of 5 stars
01/17/23
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Halvintressant. Men tråkigt. Taskiga skådisar och usel regi. Två stjärnor för utbildninsvärdet och lite kul symbolrikt bildspråk.
Rated 2/5 Stars •
Rated 2 out of 5 stars
01/23/23
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