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Nouvelle Vague today. "The Rimbaud, the Baudelaire, the... they all need to be put in prison" is one of the funniest scene ever. He died because he could kill himself. He could so he died.
Rated 3.5/5 Stars •
Rated 3.5 out of 5 stars
02/01/23
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Looooooooooooong: nearly 3 hours.Sloooooooooooooow.
Inevitably compared to Bertolucci's THE DREAMERS, which covered Paris in '68 and starred Louis Garrel, this semi-cult film just bored the shit out of me. Dreary relationships between dreary people. Overly long scenes on the ramparts with no sense of why we were there. Ill-defined motivations and too many drugs (even for me). Jees. The only thing I enjoyed was the black-and-white cinematography and some of the music. Can't believe how many critics liked this one more than THE DREAMERS.
Rated 3/5 Stars •
Rated 3 out of 5 stars
01/28/23
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I feel so intellectually snob and sophisticatedly francophile for liking a film that would probably kill the average viewer with boredom in less than half an hour.
Rated 3/5 Stars •
Rated 3 out of 5 stars
02/21/23
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I definitely need more repetitions!. Visual Poetry & Black and White. Love & Revolution. Clotilde Hesme & Louis Garrel.
Rated 5/5 Stars •
Rated 5 out of 5 stars
02/12/23
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A true masterpiece. Pure and luminous in black and white. Louis Garrel is just wonderful, served by Clotilde Hesme, a real discovery. The old Maurice Garrel with his always unbelievable presence. A lucid film, sad but not acrimonious.
Rated 4.5/5 Stars •
Rated 4.5 out of 5 stars
01/13/23
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Un film meraviglioso.
Philippe Garrel è uno dei cineasti più off dell' ambiente francese, amico di Truffaut e Bertolucci, e firma un film totalmente inattuale. Les Amants Reguliers è un film di puro amore cinefilo la cui durata lo rende inavvicinabile a chiunque ritiene il cinema intrattenimento.
C' era una volta il cinema francese, c' erano una volta i piani sequenza, le chiusure a iride, il b/n che sapeva di celluloide, le sigarette consumate, le sentenze esistenzialiste sbiascicate, i volti scavati, i sampietrini divelti, c'era il '68. Potrebbe essere un film nostalgico, agiografico invece è un film potentissimo, che prende alla gola, doloroso e sanguinante.
Inizia dove The Dreamers finisce, sulla strada, e paradossalmente finisce dove The Dreamers inizia, dentro le case borghesi. La sconfitta è totale. Come nello straordinario secondo film di Bertolucci "Prima della rivoluzione", citato come un santino da Lilie, l' irregolarità è solo una parentesi, brevissima, per poi ripiombare nella regolarità . Ecco perchè questo film si poteva chiamare "Dopo la rivoluzione" ma si chiama invece "Gli amori regolari". Non un accenno a ciò che è stato, il '68, le lotte sindacali, gli scontri nelle università ma un accostamento tra due termini ossimorici (se riportati a quell' epoca) dove l' amore, l' amour fou, l' intensità erotica della liberazione sessuale si sottomette all' aggettivo più borghese che esista: regolari. Ciò che Francois e i suoi amici non capiscono è che loro stessi sono borghesi, borghesi che vorrebbero fare la rivoluzione per e nonostante il proletariato, ma sempre borghesi rimangono. E lo rimarranno sempre, nonostante cerchino in tutti i modi di scapparne rifugiandosi nelle loro figure di artisti maledetti, tra i fumi dell' oppio e le promiscuità sessuali. Il vero vincitore è Antoine, l' unico che, avulso dai dettami politici, sfrutta le conquiste del '68 a suo piacimento: prima mantenendo a casa sua come in una comune Warholiana i suoi amici e poi tutto ad un tratto, scaricandoli per partire per il Marocco. Svegliatisi di soprassalto dal Sogno questi "dreamers" saranno costretti a fare i conti con la realtà , con una rivoluzione che non hanno fatto, con una guerra che non hanno vinto.
Louis Garrel sembra Jean Pierre Leaud ed è il tramite tra il film di Bertolucci (interpretava Theò) e questo girato da suo padre Philippe dove indossa le camice bianche e le giacche stropicciate di fustagno di Francois, poeta ipersensibile che si innamora della scultrice Lilie. La loro relazione costituisce un' ampio capitolo della pellicola, dove alle chitarre degli Stones si sostituiscono pochi accordi di piano sparsi tra silenzi e tra ombre dei volti. Finchè Lilie decide di partire per New York, accompagnata dal suo pigmalione, per tentare fortuna come artista. Francois la lascia scivolare via, senza dire nulla.
Lilie è una "dégueulasse"? Assolutamente sì, ma come Patricia Franchini fa uccidere Michel Poiccard per tentare di rinascere alla vita, sia pure attraverso il dolore, abbandonando i sogni inattuali di amore e anarchia, così Lilie scappa in America (percorso inverso di Patricia NdB) per tentare una "borghesissima" carriera da artista, lasciando a Parigi Francois e la sua giovinezza.
Quest' ode alla bellezza perduta dei sogni di gioventù lancia un messaggio forte e preciso: tutto deve essere bello, tendere alla bellezza assoluta. "Beauty Is Truth,Truth Beauty". La bellezza definisce la verità cosìcche anche la finzione del film di Garrel, è esterrefatta, è una romantica superstizione. à il dolore che si fa poesia ed è la poesia che contrasta lâomologazione. Lo sono i volti dei due protagonisti, dei loro amici, il taglio dei loro vestiti, il candore delle loro camicie immacolate, i capelli arruffati. Il grande errore del '68 è stata l' incapacità di capire che anzichè la ricchezza sarebbe stata da ridistribuire la bellezza.
L' estremo rigore formale di Garrel non è semplice autoreferenzialità ma crea un universo morale ben codificato: i piani sequenza, la staticità della macchina da presa, i dialoghi in soggettiva, i carrelli sono la chiave interpretativa di un film altrimenti difficilmente leggibile. Ma la limpidezza del linguaggio delinea un' elegia funebre a un cinema che non esiste più, e che forse non è mai esistito, ma che come i ricordi del periodo proto rivoluzionario, si deforma nella memoria. Menzione speciale (oltre alla vittoria al Festival di Venezia) per la strepitosa fotografia in b/n di William Lubtchansky, assistente di lunga data dei vari Godard, Truffaut e Rivette, che da sola sarebbe una motivazione ben sufficente per rimanere tre ore in silenzio davanti allo schermo.
Questo è il film definitivo sul sessantotto, sui sogni e sulle delusioni. Prendere o Lasciare.
Rated 4.5/5 Stars •
Rated 4.5 out of 5 stars
01/14/23
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